Acufeni quale rimedio

Acufene, una patologia in aumento in Italia

Le ultime statistiche dicono: all’incirca il 15 per cento della popolazione
nazionale soffre di acufene, e l’incidenza arriva addirittura al 30 per
cento se consideriamo solo la fascia di età superiore ai 70 anni.

MA IN EFFETTI CHE COS’È L’ ACUFENE?

Sono fischi e ronzii fastidiosi, a volte veri e propri rumori udibili dal
paziente e non. Infatti si classificano in acufeni
oggettivi:

[image: 📍]Un rumore che può essere udito anche dall’esaminatore con il
posizionamento di uno stetoscopio sul canale uditivo esterno.
[image: 📍]Un rumore soffiante, sincrono con la respirazione, può essere
provocato da una disfunzione tubarica. Questo tipo di acufene è
particolarmente frequente dopo un importante calo di peso o dopo una
malattia fortemente debilitante.
[image: 📍]Un rumore udibile, a click, che duri alcuni secondi o minuti può
essere attribuito alla contrazione dei muscoli del palato molle.
[image: 📍]Un rumore pulsante, sincrono con i battiti del cuore, può essere
attribuito alla circolazione rumorosa in un vaso vicino all’orecchio oppure
a una malformazione vascolare a carico del distretto testa-collo (molto
raramente: aneurisma, malformazione artero-venosa).

soggettivi:
si ha quando il rumore è udito soltanto dal paziente.
[image: 📍]Può essere dovuto a lesioni periferiche e centrali.
[image: 📍]L’acufene tipico della malattia di Meniére si caratterizza per
un abbassamento della sua frequenza poco prima della comparsa degli
attacchi vertiginosi per poi concedere un momento di riposo dopo gli
episodi.
[image: 📍]L’acufene tipico dell’otosclerosi è solitamente continuo e a
bassa frequenza, ma a volte può essere pulsatile e intermittente; in alcuni
casi può risultare ancor più fastidioso della perdita uditiva.
[image: 📍]Un acufene bilaterale ad alta frequenza, è spesso provocato da
un danno uditivo da rumore, da farmaci oppure da presbiacusia.
[image: 📍]Un acufene monolaterale ad alta frequenza può essere sintomo di
un neurinoma del nervo VIII.

È UNA PATOLOGIA INSORTA DI RECENTE CAUSATA DELLE SOLLECITAZIONI
ELETTROMAGNETICHE?

Assolutamente no perche già nel 1934 James B. Costen, otoiatra della
Washington University School of Medicine, parlò di una “sindrome
caratterizzata di sintomi auricolari e sinusali dipendenti dalla disturbata
funzione dell’articolazione temporomandibolare”.
I sintomi che Costen aveva identificato erano: lieve instabilità o crisi
vertiginose severe che si risolvevano dopo insufflazioni tubariche,
ipoacusia variabile nel tempo, lievi acufeni a bassa frequenza e raramente
schiocchi alla masticazione, cefalea severa e costante soprattutto
occipitale e serotina, orofaringodinia urente.
Per giustificare i sintomi otologici, Costen pensava ad una causa
meccanica, attribuiva all’insufficienza tubarica secondaria alla
malocclusione la causa dell’ipoacusia, dell’acufene e della vertigine.

LE CAUSE

Le causesono molto varie: comprende l’esposizione a rumori intensi o non
per lunghi periodi, oppure l’esposizione brevissima a rumori molto forti.
Oppure causato da anomalie vascolari che determinano l’insorgenza di un
flusso ematico turbolento che attraverso il tessuto osseo viene trasmesso
alla coclea (organo dell’udito).
Frequentissimo è l’acufene in corso di Malattia di Ménière o di otosclerosi
e molto spesso è il primo sintomo a manifestarsi nel neurinoma o nelle
malformazioni artero-venose, patologie gravi che vanno riconosciute e
curate.
Il rumore udibile varia molto nei singoli individui per intensita e
frequenza ed è sensibile all’assunzione di alcuni farmaci, due più noti
sono l’aspirina (acido acetilsalicilico) e alcuni antibiotici
(aminoglicosidi), ad alcuni alimenti, nonché allo stress e all’attività
fisica. Viene percepito soprattutto la notte quando c’è silenzio perché di
solito facilmente mascherato dagli altri suoni durante il giorno.

SI PUO PREVENIRE O RIMEDIARE?

Si può prevenire l’acufene evitando i fattori causali conosciuti come
quelli elencati su: stress prolungato e esposizioni a intensi rumori, ecc..
Si possono invece trattare quando insorgono.
Con quali rimedi?
fisioterapia osteopatia odontoiatria.

Le alternative terapeutiche sono varie, perché prima di intervenire,
bisogna valutare attentamente la situazione del paziente, la causa della
patologia e l’esito degli esami diagnostici.
Le terapie sono rappresentate dalle cosiddette tecniche osteopatiche, non
voler scendere nei particolari per rendere la descrizione più chiara e
percepibile anche ai pazienti le tecniche usate sono e servono per
migliorare il flusso ematico e linfatico dei distretti interessati, quindi
si usano manovre che aiutano la respirazione e la mobilità toracica, nonché
tecniche miofasciali per detendere la loggia anteriore del collo, lavoro
muscolare sui muscoli cervicali e nucali, oltre a delle tecniche più
precise tipicamente osteopatiche dirette alle strutture contigue dell’
orecchio interno con lo scopo di detendere strutture fasciali, legamentose
e muscolari.

Il RIMEDIO ODONTOIATRICO
Consta in una valutazione gnatologica con tanto di esami strumentali e
esame clinico/ anamnestico per determinare l’efficacia di un bite, e di
quale tipo di ortesi occlusale.

IL RIMEDIO CHIRURGICO

C’è un caso specifico, invece, in cui è consigliabile l’intervento
chirurgico: quando l’acufene soggettivo dipende dal conflitto vaso-nervo
vascolare, ovvero se il nervo uditivo tocca l’arteria cerebellare media
(provocando la percezione della pulsazione all’orecchio), si può infatti
procedere all’operazione, che avviene tramite micro-decompressione
vascolare o l’allontanamento del vaso dal nervo anche di parecchi
millimetri.